lunedì 28 settembre 2009

TARANTINO, "BASTARDI SENZA GLORIA" E' IL MIO 'MACARONI COMBAT'

(21 settembre) - Un 'macaroni combat' antinazista. Cosi' Quentin Tarantino definisce "Bastardi senza gloria", il suo nuovo film in uscita in Italia il 2 ottobre in 400 copie (molte sottotitolate per far gustare la recitazione originale, davvero notevole), interpretato da Brad Pitt, Christoph Waltz, Eli Roth, Diane Kruger e Melanie Laurent. "Inizialmente volevo fare un film sul genere di quelli che i giapponesi hanno definito 'macaroni combat', un sottogenere dei film di guerra che spopolava in Italia negli anni '70 - spiega il regista, a Roma con Eli Roth e il produttore Lawrence Bender per promuovere la pellicola -. Ero spinto come sempre dalla voglia di sperimentare, di mettermi in gioco. In seguito sono subentrate altre componenti piu' profonde e il mio film ha assunto una connotazione diversa". Tarantino racconta una Seconda guerra mondiale che non e' mai esistita, di un gruppo di ebrei americani agli ordini di un sadico e divertentissimo Brad Pitt dall'aspetto mussoliniano (con tanto di mascella volitiva, faccione ed espressione soddisfatta e un po' ebete) chiamati 'bastardi senza gloria', che seminano il terrore tra i nazisti che occupano la Francia, che uccidono e descalpano le vittime; parla di un 'cacciatore di ebrei' intelligentissimo e diabolico che scova i fuggiaschi usando soprattutto l'acume e di un gruppo dirigente nazista fatto di persone grottesche e sciocche che alla fine vengono tutte uccise - con conseguente fine della dittatura nazista e della guerra - in un cinemino di Parigi. "Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura non sapevo che sarei andato cosi' lontano dalla verita' storica - ammette Tarantino -. Poi, scrivendo, sono arrivato a un punto in cui la Storia va da un lato e io vado dall'altro.
In realta' sono stati gli stessi personaggi a scrivere la loro storia - aggiunge - e io li ho seguiti. Mi sono detto: i protagonisti non sanno cosa succedera' ne' che ci sono cose che non possono fare. Ed e' cosi' che sono stati proprio i personaggi a decidere il corso degli eventi". In molti hanno detto che "Inglourious Basterds" e' il film della piena maturita' di Tarantino. Ma il regista non e' d'accordo: "Non direi che si possa parlare di maturita' - spiega -. In 17 anni sono andato avanti e indietro nel mio percorso molte volte tra film considerati seri e maturi ed altri meno". Il film di Tarantino non solo rilegge la Storia, ma stravolge la figura stereotipata dell'ebreo, vittima sacrificale e inerme durante il secondo conflitto mondiale.
"In realta' volevo fare un film su un gruppo di uomini che hanno una missione - spiega - come 'Quel maledetto treno blindato' o i 'macaroni combat' italiani. Poi mi sono chiesto: chi sono questi uomini? E mi e' venuta l'idea dei Bastardi. Non ho mai visto prima un'idea del genere e mi e' sembrata fica! Gli ebrei vittime, invece, li ho visti migliaia di volte al cinema". La scelta dei suoi Bastardi e' risultata, come sempre nei suoi film, particolarmente felice. Da Brad Pitt a Christoph Waltz o Eli Roth (l'Orso ebreo che spacca la testa ai nazisti con una mazza da baseball), tutti sembrano essere pienamente a proprio agio in ruoli non semplici. "Io sono uno scrittore e creo i miei personaggi - spiega il cineasta americano - sono un po' i miei bambini e li amo perche' nascono dal nulla. Poi scelgo gli attori pensando a quelli piu' adatti a trasportarli dalla carta allo schermo. Non potrei fare le cose in modo diverso - aggiunge -. Io so tutto del personaggio perche' spesso, quando scrivo, mi trovo a raccontarne le gesta come farebbe un cronista, a seguirlo facendomi trascinare da lui. Poi, quando scelgo l'attore, pretendo che diventi il personaggio e lo faccia suo. A quel punto - conclude - chiedo, chiedo, chiedo!". Dal lontano 1994 quando esplose il fenomeno Tarantino con "Pulp fiction", il regista di Knoxville e' diventato uno dei piu' amati e apprezzati cineasti del mondo. Un successo che non conosce confini e che si spiega scavando nella cultura di Tarantino. "Sono sempre stato come un'aspirapolvere - spiega il regista - ho visto e mi sono nutrito dei film di ogni genere e nazione. Dai B-movie italiani ai film di kung fu, dai giapponesi agli asiatici. Per questo non posso essere considerato un regista americano: io faccio i film per il pianeta Terra. Se prendiamo l'esempio de 'Le iene' (film del 1992, ndr) - spiega ancora - si puo' capire cosa intendo: in Italia e' piaciuto perche' ricorda i noir italiani di Fernando Di Leo, in Francia per Melville, in Giappone per il genere 'yakuza', negli Usa perche' e' tipo 'Goodfellas'. Ho assorbito tutto il cinema mondiale - conclude - e le influenze si avvertono nei miei film, cosa che evidentemente attrae il pubblico".